Storie, miti e costellazioni: il Toro

Iniziamo questo viaggio tra storie e miti delle costellazioni partendo dal Toro. Vi starete chiedendo perché partiamo proprio da questa costellazione e non da quella dell'Ariete o dall'Orsa Minore. Il motivo principale è personale, nulla di scientifico. A mio parere è una delle costellazioni più belle del cielo: basta pensare che in essa si trovano le Iadi e le Pleiadi. Inoltre il toro è una delle costellazioni più antiche che si conoscano.

I Sumeri
Come dicevo, la costellazione del Toro è molto antica: viene fatta risalire ai Sumeri. Per gli abitanti della regione di Sumer il Toro celeste era una delle divinità da loro adorate: Guanna.

Visto che ci siamo facciamo un breve viaggio nel panteon dei Sumeri. Questo popolo adorava quattro divinità principali: An il dio del cielo, Ki la dea della terra, Enlil, il dio dell’aria e Enki il dio dell’acqua. A queste quattro divinità ne esistevano altre tre ad esse subordinate. Erano le divinità celesti: Nanna il dio della Luna ed i suoi due figli Utu il dio del Sole e Inanna, regina del cielo e dea dell’amore, della procreazione e della guerra. Al dio della Luna era sacro il Toro e spesso veniva rappresentato con questo animale.

La leggenda del Toro Celeste narra che Ishtar (dea dell'amore e figlia di An), respinta da Gilgamesh, decide di rivolgersi al padre An chiedendogli di mandare sulla Terra il Toro Celeste per punire il re sumero che l'aveva rifiutata. All'inizo il dio An si rifiutò perché sapeva che il Toro era incontrollabile e avrebbe distrutto campi e raccolti. Ishtar allora lo minacciò di aprire le porte dell'inferno (Ishtar era anche sorella della dea dell'ade mesopotamico, Ershkigal) per far fuggire le anime dei morti, affamate di carne umana. Il padre An cedette al volere della figlia e liberò il Toro celeste dando in mano alla figlia le sue redini. Ishtar guidò l'animale verso la città di Uruk (città del re Gilgamesh) per distruggerla: "Al primo sbuffo del Toro Celeste una fossa si aprì, e cento giovani uomini di Uruk caddero in essa. Al suo secondo sbuffo un'altra fossa si aprì, e duecento altri giovani di Uruk caddero in essa. Al suo terzo sbuffo una fossa si aprì, ed Enkidu (compagnio di avventure di Gilgamesh) cadde in essa. Ma Enkidu ne uscì fuori" e bloccò il Toro prima per le corna poi per la coda mentre implorava Gilmesh di colpirlo al collo con la sua spada per ucciderlo. Gilmesh così fece e dopo averlo ucciso gli presero il cuore e lo depositarono di fronte ad Shamash (dio del Sole, degli oracoli e protettore di Gilgamesh).

Il cielo dei Sumeri. Circa 6000-6500 anni fa, gli abitati della terra di Sumer vedevano sorgere il Sole, all'equinozio di primavera, in questa costellazione. Il Toro era quindi una costellazione di riferimento
C'è anche da dire che l'asterismo raffigurante il Toro era differente da quello attuale. Infatti il toro era raffigurato per intero, mentre oggi ne viene rappresentata solo la parte anteriore.

Gli Egizi
Anche il popolo delle piramidi era legato alla figura del Toro. A dire la verità erano molto i tori mitologici venerati dal popolo del Nilo.

La leggenda del Toro-Apis. A Menphi, si adorava il dio Apis che veniva raffigurato come un toro nero con una macchia bianca sulla frotne. Apis era considerato il dio della generazione e della forza fecondatrice. Venne adorato in Egitto fin dalla prima dinastia e a Menfi venne assimilato al patrono della città, Ptah. Le usanze volevano che gli egizi adorassero un toro con il marchio divino che cercavano nella campagna nei pressi della città. Una volta trovato, veniva considerato il successore del dio Apis regnante e dopo i festeggiamenti veniva condotto nel santuario, custodito da sacerdoti, dove era destinato a vivere col suo harem di giovenche. Una volta morto il toro, veniva mummificato e riposto nei sotterranei del Serapeum dove raggiungeva le altre incarnazioni del dio. A questo punto per gli abitanti di Menfi ricominciava la ricerca di una nuova reincarnazione del dio.

Il cielo dei Egizi. Originariamente la costellazione del Toro era più estesa dell'attuale. Infatti raffigurava l'intera figura del Toro. Intorno al 2200 a.C. il popolo egizio la divise in due per far spazio all'Ariete che rappresentava il dio Amon-Ra.

I Greci
Ovviamente se parliamo di mitologia non potevano mancare i Greci.

Il mito del Toro nella Grecia antica era legato al dio dell'Olimpo, Zeus. È noto che Zeus tradisse continuamente la moglie Era ed il cielo è pieno di personaggi legati a queste relazioni extraconiugali che per essere salvati dall'ira funesta della moglie venivano trasformati in costellazioni.

Una di queste leggende è legata alla figura del Toro e di Europa2. Europa, nativa di Sidone, era l'unica figlia di Argiope e di Agenore, un pastore della terra di Canaan. La fanciulla era solita passeggiare sulle rive del mare presso Tiro, e Zeus invaghitosi per avvicinarla si trasforma in un toro bianco, si confonde tra il bestiame del padre di Europa e manda Ermes a fare in modo che il bestiame si spingesse verso la spiaggia dove si trovava la ragazza. Europa vide nella mandria questo bellissimo toro bianco come la neve, con un petto robusto e due piccole corna, simili a gemme, tra le quali correva un'unica striscia nera e ne rimase colpita. Il toro oltre ad essere molto bello si rivelò mansueto e la fanciulla iniziò a giocare con lui ponendogli fiori in booca e ghirlande sulle corna fino a che, presa confidenza, gli balzò sulla sua groppa. Così la fanciulla si lasciò condurre a trotto fino alla riva del mare dalla quale il toro, improvvisamente si lanciò verso le onde e cominciò a nuotare. L'animale possente continuò a nuotare finché giunsero sulla spiaggia cretese, nei pressi di Gortina. Allorché Zeus si tramutò in Aquila e fece l'amore con Europa in un boschetto di salici presso una fonte. Da questo amore nacquero tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedonte.

Il Toro venne posto in cielo perché trasportò felicemente, fino a Creta, la bella Europa.

Note
  • 1 - Per chi fosse interessato alla vicenda mitologica qui di seguito riporto una parte della Tavola VI dell'Epopea di Gilgamesh che narra l'uccisine del Toro Celeste. Il poema ed uno dei più antichi fin ora rinvenuti e narra le imprese di Gilgamesh, un re Sumero antichissimo e leggendario. Il poema venne scoperto nel 1870 da un assirologo inglese e rivelò al mondo l'esistenza di una letteratura antecedente a quella Biblica e Greca. Tratto da Homolaicus

    " Il Toro Celeste
    An ascoltò le parole di Ishtar sua figlia,
    ed affidò alle sue mani le redini del Toro Celeste,
    Ishtar lo prese in mano e lo guidò sulla terra.
    Quando il Toro Celeste arrivò nel paese di Uruk,
    cominciò a calpestare l'erba e il canneto;
    esso si recò al fiume Eufrate: sette volte
    esso si immerse nel fiume:

    al primo sbuffo del Toro Celeste una fossa si aprì,
    e cento giovani uomini di Uruk caddero in essa.
    Al suo secondo sbuffo un'altra fossa si aprì,
    e duecento altri giovani di Uruk caddero in essa.
    Al suo terzo sbuffo una fossa si aprì,
    ed Enkidu cadde in essa. Ma Enkidu ne uscì fuori.

    Enkidu affrontò il Toro Celeste e lo afferrò per le corna.
    Il Toro Celeste gli sputò in faccia la sua bava,
    con la sua spessa coda gli spruzzò i suoi escrementi.
    Enkidu aprì la sua bocca e disse,
    così parlò a Gilgamesh:

    "Amico mio, noi siamo stati troppo arroganti
    uccidendo Khubaba!
    Come possiamo riparare la nostra colpa?
    Amico mio, io ho visto il Toro Celeste
    e la mia forza è stata eguagliata!
    Io voglio abbatterlo
    io [ ]
    io voglio afferrare il Toro Celeste per la coda,
    voglio riempire la terra con il suo sangue,
    in [ ]
    tra i tendini della nuca e le corna
    immergi la tua spada!".

    Enkidu affrontò il Toro Celeste,
    e lo prese per la sua spessa coda;
    Enkidu lo tenne fermo con le sue due mani,
    e Gilgamesh come un eroico macellaio
    colpì il Toro Celeste con mano ferma e sicura;
    egli immerse la tua spada tra le corna e i tendini della nuca.

    Quando essi ebbero abbattuto il Toro Celeste, essi estrassero
    il suo cuore,
    e lo deposero davanti a Shamash.

    Essi indietreggiarono pieni di timore, inginocchiandosi
    davanti a Shamash;
    quindi i due amici si sedettero.

    Trionfo di Gilgamesh e disperazione di Ishtar
    Ishtar salì sulle mura di Uruk, l'ovile.
    Essa si piegò su se stessa ed esplose in maledizioni:
    "Gilgamesh, proprio colui che mi ha umiliata, ha ucciso
    il Toro Celeste!".

    Enkidu udì queste parole di Ishtar,
    ed allora strappò una spalla del Toro Celeste e gliela
    gettò in faccia, dicendo:
    "Se io ti potessi raggiungere,
    farei lo stesso anche a te,
    e appenderei i tuoi intestini alle tue braccia!".

    Ishtar raccolse attorno a se le cortigiane,
    le prostitute e le ierodule.
    Essa intonò un canto funebre per la spalla del Toro Celeste.

    Gilgamesh dal canto suo raccolse gli artigiani, tutti gli armaioli,
    e gli artigiani ammirarono lo spessore delle corna del Toro;
    di trenta mine di lapislazzuli esse erano fatte,
    di due dita era il loro spessore,
    esse avevano una capienza di sette gur di olio.
    Egli le donò per ungersi al suo dio Lugalbanda.

    Egli prese quindi, e le appese al letto del capo-famiglia.
    Nell'Eufrate quindi essi si lavarono le mani,
    e tenendosi per mano, vennero
    cavalcando per la strada di Uruk.
    Il popolo di Uruk raccolto li guardava ammirato.
    Gilgamesh allora alle ancelle del suo palazzo
    rivolse la parola:

    "Chi è il più splendido tra i giovani uomini?
    Chi è il più possente tra i maschi?".
    "Gilgamesh è il più splendido tra i giovani uomini!
    Gilgamesh è il più possente tra i maschi!".
    Colei contro la quale la spalla del Toro Celeste,
    nella nostra rabbia abbiamo gettato,
    Ishtar non troverà per la strada nessuno che abbia
    un cuore benevolo per lei.

    Gilgamesh fece quindi una festa nel suo palazzo.

    Turbamento di Enkidu
    Essi giacciono, i giovani uomini giacciono nel letto
    per la notte,
    anche Enkidu giace e ha un sogno.
    Enkidu svegliatosi racconta il sogno,
    lo riferisce al suo amico:

    "Amico mio, perché i grandi dei erano a consulto?".
  • 2 - Per chi fosse interessato alla leggenda di Zeus ed Europa qui di seguito riporto una parte del secondo e terzo libro della Metamorfosi di Ovidio

    [...] Lo chiama qui suo padre, senza rivelargli che lo spinge amore, e:
    «Fedele esecutore dei miei ordini,» gli dice, «figlio mio,
    lascia ogni indugio, scendi giù con la velocità che ti distingue
    e in quella terra, che i nativi chiamano Sidone,
    dalla quale in alto a sinistra si vede tua madre,
    in quella vai; vedrai un armento del re che pascola
    lontano fra l'erba dei monti: spingilo verso la spiaggia».
    Questo dice, e già i giovenchi cacciati giù dal monte si dirigono,
    come ordinato, alla spiaggia, dove la figlia di quel re potente,
    accompagnata dalle fanciulle di Tiro, è solita giocare.
    Maestà e amore non vanno molto d'accordo,
    non possono convivere: lasciato lo scettro solenne,
    il padre e signore degli dei, quello che ha la destra armata
    di fulmini a tre punte, lui che con un cenno fa tremare il mondo,
    assume l'aspetto di un toro e mescolato alle giovenche
    muggisce, aggirandosi aitante sull'erba tenera.
    Il suo colore è come quello della neve non calcata
    da passo pesante o sciolta dalle piogge dell'Austro;
    gonfio di muscoli è il suo collo, dalle spalle pende la giogaia;
    piccole le corna, ma tali che potresti ritenerle
    fatte a mano, e più trasparenti d'una gemma pura.
    Niente di minaccioso in volto, niente di spietato nello sguardo:
    un'aria mansueta. La figlia di Agenore lo guarda
    meravigliata, bello com'è e senza intenti bellicosi.
    Prima però, malgrado le appaia così mite, esita a toccarlo;
    ma poi gli si accosta e a quel candido muso porge dei fiori.
    Gode l'innamorato e, in attesa del piacere sognato,
    le bacia le mani: a stento ormai, a stento rimanda il resto;
    intanto si sfrena gioioso saltando sull'erba verde
    o stendendo il fianco color di neve sulla rena bionda;
    e allontanata a poco a poco da lei la paura, le offre il petto
    perché l'accarezzi con la sua mano ingenua, o le corna perché
    le inghirlandi ancora di fiori. E la figlia del re
    s'adagia persino sul suo dorso, senza sapere su chi si siede.
    Allora il dio dalla terra asciutta della riva, senza parere,
    comincia a imprimere le sue mentite orme nelle prime onde,
    poi procede oltre e in mezzo alle acque del mare si porta via
    la sua preda. Lei terrorizzata si volge a guardare la riva
    ormai lontana: la destra stringe un corno, la sinistra s'afferra
    alla groppa; palpitando al vento si gonfiano le vesti.

    Abbandonate le false sembianze di toro, ormai Giove
    si era svelato e aveva raggiunto le campagne di Creta,
    quando il padre, all'oscuro del rapimento, ordinò a Cadmo
    di cercargli la figlia, con la minaccia, per crudeltà e affetto
    insieme, di esiliarlo se non l'avesse trovata.
    Percorsa invano la terra (e chi potrebbe scoprire i sotterfugi
    di Giove?), come un esule il figlio di Agenore evita la patria,
    l'ira paterna, e consulta l'oracolo di Febo
    supplicandolo di dirgli in che terra si debba fermare.
    «In una landa deserta», afferma Febo, «incontrerai una giovenca
    che, non obbligata al curvo aratro, mai ha subito il giogo:
    seguila dove ti guida e nella pianura in cui s'adagerà
    innalza delle mura e chiama Beozia quella regione.» [...]

Fonti e Approfondimenti
  • "Planetario. Simboli, Miti e misteri di astri, pianeti e costellazioni" di Alfredo Cattabiani, edito da Oscar Mondadori, Saggi, 683.
  • "Le stelle celebri. Itinerari poetici, mitici, curiosi nel cielo stellato" di Luciano Cresci, edito da Hoepli.

Ringraziamenti

Commenti

  1. Salve Luca,
    sono Federico da Tenerife...
    Tu sapresti dirmi a cosa corrisponde quell'immensa emanazione luminosa che attualmente si vede bene ad occhio nudo in prossimitá dello ZERO delle coordinate astronamiche e un pó piú sotto della Luna? Addirittura qualche giorno fa corrispondeva quasi esattamente allo ZERO delle coordinate...!
    Dovrebbe essere una esplosione di raggi gamma...!?
    Si vede bene anche usando Google Earth...!
    E poi cosa sai dire a proposito di "Nibiru"...!?
    Grazie
    Federico

    RispondiElimina

Posta un commento

(con moderatore)

Post popolari in questo blog

Le Pleiadi - Come e quando osservarle

La Galassia di Andromeda - Come e quando osservarla

Cos'è la notte?